venerdì 6 marzo 2015

No Man’s Sky procedural programming technology

The very interesting procedural technology (procedural generation that is quite different concept compared to procedural programming) which is used for the development of No Man’s Sky

“Rather than planets are randomly generated, we created algorithms that decide [for example] if the plan is to the right distance from the sun, then it generates water, rivers, and in the same way moisture in the atmosphere and the color of the sky that is in the right lightwave of the refraction of the atmosphere, just like in our world”.


lunedì 27 gennaio 2014

Inquietudini giapponesi

Dove Eco vi racconta dell'ultima serie TV di Syfy che si regge in piedi grazie ad un unico, grandioso personaggio

Helix  è una serie TV in onda da gennaio sul canale statunitense Syfy. È una serie fantascientifica che riprende elementi classici: un virus sconosciuto e temibile (probabilmente creato da mano umana), una base scientifica isolata in un posto sperduto, una carrellata di personaggi con il loro passato oscuro.

Per il momento la serie regge (parlo dopo la visione del quarto episodio) e la seguo con tiepido interesse. Irresistibili i momenti in cui i vari membri del team di salvataggio si scagliano contro il dottor Hiroshi Hatake, direttore della struttura scientifica, ricevendo come risposta solo un imperscrutabile sguardo e un enigmatico silenzio. Non per niente l'attore che lo interpreta, Hiroyuki Sanada, ha avuto passato da attore shakespeariano e carica di tensione il piccolo schermo con facilità.

Dai tempi di Lost e dei filmati della Dharma Initiative con il dottor Pierre Chang, sembra che una figura misteriosa asiatica sia d'obbligo per ogni produzione del (e di) genere. Non a caso Sanada ha recitato anche il Lost nel ruolo di un personaggio secondario che compare per pochi episodi nell'ultima stagione. Vedremo come si svilupperà la storia. Per il momento gli sceneggiatori hanno escluso una linea narrativa basata sui flashback come nel caso di Lost, preferendo l'inserimento del passato attraverso un escamotage basato sul comportamento del virus (che altera la memoria delle persone infettate).

Abbiamo già una sequenza memorabile pronta a diventare il prossimo meme: negli ultimi istanti del secondo episodio il dottor Hatake si toglie delle lenti a contatto mostrando degli occhi fosforescenti che hanno ben poco di umano.


lunedì 20 gennaio 2014

Fotografia in pompa Magnum

Dove Eco vi presenta la nuova, attesa mostra fotografica a Vicenza

La letargica vita culturale vicentina subisce un nuovo scossone. Dopo la bella mostra sugli Illustri, ecco che le gallerie di Palazzo Leoni Montanari ci regalano un bel po' di scatti dello studio Magnum. Ci sono tutti i grandi dello studio:
Lo sbarco in Normandia di Robert Capa, il 1968 a Parigi di Bruno Barbey, l’invasione di Praga di Josef Koudelka, i carri armati in piazza Tienanmen di Stuart Franklin e l’11 settembre di Thomas Hoepker.

Interessante la presentazione: allo scatto definitivo è associato il contact sheet, ovvero la stampa a contatto del negativo. Chi ha cominciato a fotografare dopo la rivoluzione del digitale forse non sa o ricorda di che cosa stiamo parlando. La stampa a contatto è una veloce stampa ottenuta in camera oscura appoggiando i negativi sviluppati direttamente sopra la carta fotosensibile. Si ottiene così una stampa in positivo di tutta la sequenza di scatti ottenuti ad ingrandimento 1:1. Questa stampa è una prima bozza o nota visuale che il fotografo utilizza per scegliere gli scatti migliori, i tagli da effettuare, le indicazioni su ingrandimento e sviluppo, ecc.

Il contact sheet contiene le note del fotografo, nonché tutti gli scatti in sequenza (e quindi anche ciò che è stato scartato e foto di prova). Questi provini sono una miniera di informazioni per gli appassionati. Non sono una semplice "preview" delle foto scattate, ma dei taccuini visivi che raccolgono pensieri e intenzioni dei grandi fotografi in un importante processo di raffinazione del loro lavoro.

La mostra resterà aperta fino all'11 maggio.

lunedì 13 gennaio 2014

Occhiali fighi e insonnia, la scienza ha decretato

Dove Eco scopre che fare i tamarri come Bono può effettivamente migliorare la qualità della vostra vita

Lo so che fate fatica ad addormentarvi alla sera e a svegliarvi la mattina. La colpa, a quanto pare, è della luce azzurra o per lo meno della componente azzurra della luce a cui siamo esposti nelle ore serali.

Generalmente una luce più azzurra è presente nelle ore centrali della giornata, mentre al mattino e alla sera siamo esposti ad una luce ambientale più calda. Il grande danno è dato dalla crescente abitudine di consultare computer portatili, cellulari e tablet per rilassarci dopo cena, quando siamo comodamente seduti sul divano o – peggio – a letto prima di addormentarsi. Così, invece di leggere un buon libro coccolati da una soffusa abat-jour[1], ci spariamo una buona dose di luce azzurrina direttamente nei globi oculari mandando in tilt il bioritmo.

Aspettiamo ancora che qualcuno sviluppi una app apposita che modifichi la temperatura colore dello schermo dei nostri telefonini di sera. Nel frattempo possiamo imparare qualcosa da questo signore:



Ebbene sì, le lenti gialle o ambrate che tanto piacciono al leader degli U2 bloccano la componente azzurra della luce e migliorano la vita delle persone che soffrono d’insonnia.

Quindi prepariamoci ad inforcare lenti ambrate da abbinare al nostro pigiama oppure armiamoci di spirito vintage e rispolveriamo il vecchio Apple Newton al posto del nostro modernissimo smartphone. Lo schermo monocromatico migliorerà il sonno. Buonanotte.


[1] abat-jour deriva dal francese ed è una parola composta dal verbo abattre e da jour, insomma qualcosa di simile a “lo smorza-giorno”. Mai sottovalutare i francesi.

lunedì 6 gennaio 2014

Banane: una bella gatta da pelare

Dove Eco risolve l'enigma del popolare frutto curvo

Semplice quanto geniale. Basta osservare come fanno le scimmie: