mercoledì 30 settembre 2009

Nella vecchia fattoria virtuale

Dove Eco rimane sbalordito dai social game dedicati all'agricoltura

Ebbene sì, Lady Obama non è stata la prima ad aver detto al mondo che zappare è figo (i primi sono stati gli amici del Guerrila Gardening di Vicenza), però ha convinto milioni di persone a piantare pomodori in un angolo del giardino.
Non mi vergogno di ammetterlo. Anch'io sono stato sedotto dalla zucchina. Non so se c'è una correlazione tra questo e l'incredibile successo che stanno avendo tanti videogiochi "agricoli" in rete.

Se siete presenti su FacciaLibro sicuramente siete stai invitati nel mondo di FarmVille. Lo scopo del gioco è quello di realizzare la propria fattoria con frutteti, campi e vari animali. Solo che, a differenza della realtà, per mungere una vacca o seminare il grano basta un colpo di mouse. Visto l'incredibile successo anche PlayFish (quelli di Pet Society) hanno creato un loro gioco di ruolo a tema vegetale: Country Story.

Io ho il mio piccolo orticello (reale, non virtuale) e vi assicuro che per ricavare due pomodori ed un peperone bisogna perdere un sacco di tempo, sudare un bel po' e finire divorati dalle zanzare. Per Michelle è facile fare l'orto di guerra: ha eserciti di giardinieri alle sue dipendenze. Ai nostalgici della vita bucolica consiglio di provare con una piantina di basilico sul balcone, sicuramente più utile di una piantagione a livello 30 di FarmVille.

martedì 29 settembre 2009

Modena, città pensante

Dove Eco racconta di vecchi amici e nuovi festival

Anche se un po' in ritardo segnalo la mia presenza al Festival Filosofia che s'è tenuto nelle città di Modena, Carpi e Sassuolo. Nella fattispecie sono stato ospitato da Dalomb, carissimo amico di vecchia data nonché ex collega di lavoro e da Gioraro. Modena è una bella città. La grande differenza che ho percepito rispetto a Vicenza è quella di un tessuto urbano coeso e di una grande attenzione al sociale. Insomma, lo stereotipo della città rossa emiliana è vero.

Filosofia in Piazza

Potete trovare qualche foto del festival e del mio soggiorno qui.
Da segnalare l'originale casa di Dalomb, a due passi dalla Torre Ghirlandina, e il fantastico ristorante FusiOrari, dove il cibo è consigliato e preparato da donne immigrate. Per i prossimi mesi ci saranno tre menu speciali (proposti a rotazione ogni due settimane) ispirati ai pranzi di matrimonio del Magreb, dell'India e del Giappone. Se passerete da quelle parti dovete provarlo.

lunedì 28 settembre 2009

Il mistero del pinguino della morte

Dove Eco rivela la sua grande passione e vi mette in guardia da un killer insospettabile

Nel mio personale elenco delle "persone che ti cambiano il modo di vedere il mondo" c'è sicuramente Ivan. Avete presente quella sensazione che si prova quando s'incontra una persona intelligente, fresca, che pensa come voi (però meglio) ed è più bella, alta e giovane di voi? Quelle persone per cui non si può provare un misto di invidia e ammirazione? Una di quelle persone incontrate per caso e di sfuggita e per cui non si può fare a meno di crogiolarsi nel rimpianto e pensare: "Mannaggia, se lo avessi conosciuto alle elementari-medie-superiori-università o se fosse stato compagno di oratorio-calcio-scout-qualsiasi-associazione oppure vicino-di-casa saremmo potuti diventare ottimi amici e la mia vita sarebbe cambiata in meglio"? Ecco.

Del mondo mistico e criptico che traspare dal suo blog, un post recente mi ha particolarmente incuriosito. Questo.
I più sono al corrente della mia insana passione per i pinguini. Quindi ho cercato maggiori informazioni su questo "The penguin of death", sicuramente potrebbe far bella figura nello scaffale di casa già zeppo di Pingu, storie di pinguini varie e pupazzi pinguinosi di ogni foggia e colore. Così ho scoperto la strana storia del pinguino della morte, una creatura che "ti attrae stranamente grazie al suo enigmatico sorriso" e che "ti può uccidere in ognuno dei 412 modi diversi" (questi sono i due avvisi segnalati sulla tazza-gadget).
La storia originale è di Edward Monkton, pseudonimo-personaggio di Giles Andreae. Andreae è un poeta britannico che ha avuto una vita particolarmente sofferta a causa di una forma di tumore ed è diventato famoso per una serie di personaggi disturbanti e decadenti che vengono utilizzati in UK per biglietti d'auguri, t-shirt, pubblicità, ecc, insomma, degli anti-Hello Kitty.

Non mi resta che cercare di recuperare "The penguin of death" e sperare di non esserne vittima.

domenica 27 settembre 2009

Pollice verde verso l'alto

Dove Eco segnala un racconto degli ultimi sviluppi del GG a Vicenza

Vi invito a leggere il bel post di Maggie. Non solo è una interessante descrizione personale del suo percorso "verde", ma racconta bene come si sta evolvendo il Guerrilla Gardening in città. Adoro questi ragazzi e vorrei fare di più per loro, purtroppo altri impegni incombono. Comunque se volete saperne di più e conoscere la fine dei 1200 bulbi andate qui.

sabato 26 settembre 2009

Meno MDMA, più HSDPA. Charlie non fa più surf su internet

Dove Eco si lamenta, disquisisce di doppini di rame e di nodi gordiani di Telecom Italia

Tutti sono a conoscenza del difficile rapporto tra me e l'Adsl. Nonostante i cambi di diverse compagnie telefoniche il problema è a monte. Anzi, a valle, ovvero nell'ultimo miglio del cavo telefonico, quei 100 metri di filo dalla centralina telefonica alla mia casetta.


Se l'aumento della concorrenza ha portato a molte diverse offerte e (in teoria) ad un risparmio delle tariffe, in Italia non c'è mai stata la liberalizzazione dell'ultimo miglio. Molte compagnie hanno aggiornato con fibre ottiche e linee ad alta velocità le proprie reti tra le città, ma portare fisicamente un nuovo cavo dalle centraline alle case degli utenti è troppo oneroso. A parte piccole zone cablate a Roma e Milano, tutti si affidano al vecchio doppino di rame per raggiungere le abitazioni. Doppino che è ancora strettamente in mano alla vecchia Telecom. Chiunque voglia fare un'offerta alternativa deve comunque pagare un dazio, un "affitto" alla rete di della vecchia Sip, che mantiene artificiosamente alti i prezzi anche dei suoi concorrenti. Andrebbe bene se con quei soldi la Telecom potenziasse e mantenesse in funzione la rete. Ma quest'ultimo tratto di cavo è il meno lucroso (in fin dei conti Telecom è costretta a cederlo a qualsiasi compagnia che lo chieda) ed è il più oneroso per quanto riguarda la manutenzione e ampliamento. Così è da diversi anni che interi hub sono lasciati marcire abbandonati a se stessi. Un esempio è la centralina a cui mi connetto: si trova legata ad un albero nel giardino di un mio vicino di casa, l'acqua penetra al suo interno ad ogni acquazzone e tutti i contatti all'interno sono ossidati. Le mie telefonate sono sempre accompagnate da crepitii e scariche elettrostatiche, se non da vere e proprie conversazioni di fondo effettuate dai miei vicini, di cui conosco ormai i più intimi segreti. Ovviamente anche il traffico dati è un disastro: velocità bassissima se non addirittura totale assenza del segnale Adsl. I tecnici Telecom che intervengono in caso di guasto ormai sono amici di famiglia visto che li ho chiamati moltissime volte. L'unica azione che posso fare è spostare il filo nella centralina da un attacco all'altro. Ma sono tutti ossidati e inutilizzabili.

Dalle mie parti è possibile scegliere tra Telecom, Tele2, Infostrada e decine di altri piccoli operatori locali. C'è pure la veloce rete in fibra ottica di Fastweb. Ma tutti questi concorrenti (anche Fastweb) utilizzano il doppino di rame per raggiungere la casa e quindi sono tutti, invariabilmente, bacati. In altri paesi europei - quando si è passati da un solo operatore nazionale a una pluralità di privati - si è difesa la trasparenza del business e i diritti dei consumatori affidando l'ultimo miglio ad un consorzio pubblico o misto pubblico e privato (con tutti gli operatori che partecipano in parti uguali). In questo modo nessuno ha interesse a danneggiare la linea o utilizzarla per guadagni facili. Visto che dopo anni di promesse anche il Wi-Max s'è rivelata una bufala, l'alternativa è la connessione dati per cellulare. Così ho detto addio definitivamente al fisso per passare alle famose "chiavette" usb che si connettono al pc. La internet pen, nata per la mobilità, probabilmente soffre nel rimanere perennemente collegata al mio pesantissimo e decisamente immobile iMac da tavolo. Inoltre le tariffe sono molto più care e non esiste un vero piano "flat". Questo salto generazionale mi sembra un passo indietro, un ritorno ai vecchi tempi e alla prima connessione internet che avevo negli anni novanta.

Nota per i nativi digitali, che non hanno ricordo di tali tempi: all'epoca si pagava un caro abbonamento annuale alla rete, nonché la chiamata telefonica quando ci si collegava col vecchio modem. Eravamo tutti maestri nel lavorare "off line", scrivere email e consultare pagine scaricate in precedenza e poi spedire ed aggiornare una volta collegati. Anche la consultazione online era sincopata e velocissima, con un occhio al contatore che segnava il tempo di connessione.

Eccolo spuntare di nuovo il contatore, dopo anni di flat. Ed ecco le mie abitudini cambiare radicalmente. Programmi che scambiano continuamente dati, come chat service, Skype e le applicazioni di Google sono inservibili. Addio Google Docs, bentornato TextEdit. Addio YouTube e Facebook, troppo avidi di dati. Il centro della mia vita digitale è tornato sulla comunicazione asincrona (email al posto delle chat) e s'è spostato su applicazioni più leggere (Twitter invece che Facebook).
In Italia il futuro sembra sempre più il passato. E non mi stupirei se la Fiat, tra qualche anno, presentasse la nuova auto ultratecnologica ad impatto zero: il calesse.

venerdì 25 settembre 2009

Viaggio allucinate sul Retrone

Dove Eco parla di kayak, dell'arte del governo sulle acque e della nutria assassina

Come sempre L. sa stupire. Migliore amica da sempre, per il mio compleanno mi ha offerto un regalo eccezionale: una lezione di prova di pagaia. Eccomi dunque in un soleggiato giorno di settembre a parco Retrone a Vicenza, dove un'ansa del fiume custodisce la sede dell'associazione Canoisti. Cominciamo subito la lezione con un minimo di teoria: come tenere la pagaia (a doppia pala), i movimenti base per andare dritto, sterzare, la "retromarcia". Poi, a tradimento, vengo calato in acqua.

Secondo wikipedia kayak significa "barca degli uomini" (piccola e veloce, adatta alla caccia), e si contrappone a umiak, "barca delle donne" (grande, con spazio per i figli e materiale). Sarà, ma in questa fiera imbarcazione inuit non faccio una figura molto maschia. Un solo colpo di pagaia e la canoa comincia a roteare come l'ago di una bussola al Polo Nord e pure la pigra corrente del Retrone sembra un ostacolo insuperabile per le mie braccine fuori allenamento. In pratica procedo a zig zag andando a sbattere prima su un argine e poi sull'altro. Ben presto la distanza tra me e i kayak di L. e dell'istruttore si rivela insormontabile. Per di più, avvicinandomi al bordi, sono preso dal terrore: le nutrie, toponi dotati di lunghi baffi, sono di sicuro acquattate sulla riva, pronte a prendermi a morsi. Non le vedo ma sento i terribili sibili d'avvertimento che lanciano contro l'intruso (cioè il sottoscritto). La tensione che sento alle spalle non aiuta certo a trovare il giusto ritmo e la coordinazione per muovere la pala di propulsione. Insomma, un disastro. Ma per qualche breve istante la canoa fila miracolosamente dritta sulle acque con sicurezza e velocità e percepisco la gioia che possono provare certi personaggi (come Matt) quando si muovono in silenzio sull'acqua. Un contatto quasi carnale tra l'essere umano e la natura. Un piccolo momento di felicità in un pomeriggio di terrore e sudore, ma ne è valsa la pena.

giovedì 24 settembre 2009

Un eco di ritorno

Dove Eco fa una dichiarazione d'intenti e disquisisce sul passato

Salve a tutti. Come sanno i carissimi amici che mi seguono da tempo sul web la mia incursione nel mondo dei blog ha avuto fortune alterne.
Il primissimo ecodallaluna.com era un diario personale con un piccolo tocco glam, alla ricerca di quel poco di chic che c'era a Vicenza. Forse un progetto troppo pretenzioso per l'epoca e sicuramente naufragato per l'eccesso di impegni del sottoscritto (nonché per la totale assenza di glam nel capoluogo berico). Più logico il mini-diario delle vacanze dell'anno scorso, ovvero MarpleStory, ancora visibile su splinder. Il successo era relativo alla breve durate dell'opera (limitata al mio soggiorno in Canada) e allo scopo ben preciso: raccontare le mie vacanze in modo pubblico per evitare di perder tempo a ripetere le stesse storie a tutti.

Ritento l'avventura del blog partendo da una piattaforma semplice e molto mainstream come quella di Blogger. Cercherò di usare questo contenitore per unire i vari canali dove al momento sono frammentate varie informazioni: Facebook, Flickr, Twitter, YouTube. Ma allo stesso tempo come diario per il mio nuovo - e spero entusiasmante per me e per voi - soggiorno a medio termine a Vancouver. Come al solito il tutto sarà arricchito da racconti e riflessioni (echi) su quello che mi passa per la testa.

Vi ringrazio fin da subito per ogni commento che scriverete. Spero che le vostre note siano d'incoraggiamento, anche se vi adoro quando mi massacrate.