venerdì 25 settembre 2009

Viaggio allucinate sul Retrone

Dove Eco parla di kayak, dell'arte del governo sulle acque e della nutria assassina

Come sempre L. sa stupire. Migliore amica da sempre, per il mio compleanno mi ha offerto un regalo eccezionale: una lezione di prova di pagaia. Eccomi dunque in un soleggiato giorno di settembre a parco Retrone a Vicenza, dove un'ansa del fiume custodisce la sede dell'associazione Canoisti. Cominciamo subito la lezione con un minimo di teoria: come tenere la pagaia (a doppia pala), i movimenti base per andare dritto, sterzare, la "retromarcia". Poi, a tradimento, vengo calato in acqua.

Secondo wikipedia kayak significa "barca degli uomini" (piccola e veloce, adatta alla caccia), e si contrappone a umiak, "barca delle donne" (grande, con spazio per i figli e materiale). Sarà, ma in questa fiera imbarcazione inuit non faccio una figura molto maschia. Un solo colpo di pagaia e la canoa comincia a roteare come l'ago di una bussola al Polo Nord e pure la pigra corrente del Retrone sembra un ostacolo insuperabile per le mie braccine fuori allenamento. In pratica procedo a zig zag andando a sbattere prima su un argine e poi sull'altro. Ben presto la distanza tra me e i kayak di L. e dell'istruttore si rivela insormontabile. Per di più, avvicinandomi al bordi, sono preso dal terrore: le nutrie, toponi dotati di lunghi baffi, sono di sicuro acquattate sulla riva, pronte a prendermi a morsi. Non le vedo ma sento i terribili sibili d'avvertimento che lanciano contro l'intruso (cioè il sottoscritto). La tensione che sento alle spalle non aiuta certo a trovare il giusto ritmo e la coordinazione per muovere la pala di propulsione. Insomma, un disastro. Ma per qualche breve istante la canoa fila miracolosamente dritta sulle acque con sicurezza e velocità e percepisco la gioia che possono provare certi personaggi (come Matt) quando si muovono in silenzio sull'acqua. Un contatto quasi carnale tra l'essere umano e la natura. Un piccolo momento di felicità in un pomeriggio di terrore e sudore, ma ne è valsa la pena.

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