sabato 26 settembre 2009

Meno MDMA, più HSDPA. Charlie non fa più surf su internet

Dove Eco si lamenta, disquisisce di doppini di rame e di nodi gordiani di Telecom Italia

Tutti sono a conoscenza del difficile rapporto tra me e l'Adsl. Nonostante i cambi di diverse compagnie telefoniche il problema è a monte. Anzi, a valle, ovvero nell'ultimo miglio del cavo telefonico, quei 100 metri di filo dalla centralina telefonica alla mia casetta.


Se l'aumento della concorrenza ha portato a molte diverse offerte e (in teoria) ad un risparmio delle tariffe, in Italia non c'è mai stata la liberalizzazione dell'ultimo miglio. Molte compagnie hanno aggiornato con fibre ottiche e linee ad alta velocità le proprie reti tra le città, ma portare fisicamente un nuovo cavo dalle centraline alle case degli utenti è troppo oneroso. A parte piccole zone cablate a Roma e Milano, tutti si affidano al vecchio doppino di rame per raggiungere le abitazioni. Doppino che è ancora strettamente in mano alla vecchia Telecom. Chiunque voglia fare un'offerta alternativa deve comunque pagare un dazio, un "affitto" alla rete di della vecchia Sip, che mantiene artificiosamente alti i prezzi anche dei suoi concorrenti. Andrebbe bene se con quei soldi la Telecom potenziasse e mantenesse in funzione la rete. Ma quest'ultimo tratto di cavo è il meno lucroso (in fin dei conti Telecom è costretta a cederlo a qualsiasi compagnia che lo chieda) ed è il più oneroso per quanto riguarda la manutenzione e ampliamento. Così è da diversi anni che interi hub sono lasciati marcire abbandonati a se stessi. Un esempio è la centralina a cui mi connetto: si trova legata ad un albero nel giardino di un mio vicino di casa, l'acqua penetra al suo interno ad ogni acquazzone e tutti i contatti all'interno sono ossidati. Le mie telefonate sono sempre accompagnate da crepitii e scariche elettrostatiche, se non da vere e proprie conversazioni di fondo effettuate dai miei vicini, di cui conosco ormai i più intimi segreti. Ovviamente anche il traffico dati è un disastro: velocità bassissima se non addirittura totale assenza del segnale Adsl. I tecnici Telecom che intervengono in caso di guasto ormai sono amici di famiglia visto che li ho chiamati moltissime volte. L'unica azione che posso fare è spostare il filo nella centralina da un attacco all'altro. Ma sono tutti ossidati e inutilizzabili.

Dalle mie parti è possibile scegliere tra Telecom, Tele2, Infostrada e decine di altri piccoli operatori locali. C'è pure la veloce rete in fibra ottica di Fastweb. Ma tutti questi concorrenti (anche Fastweb) utilizzano il doppino di rame per raggiungere la casa e quindi sono tutti, invariabilmente, bacati. In altri paesi europei - quando si è passati da un solo operatore nazionale a una pluralità di privati - si è difesa la trasparenza del business e i diritti dei consumatori affidando l'ultimo miglio ad un consorzio pubblico o misto pubblico e privato (con tutti gli operatori che partecipano in parti uguali). In questo modo nessuno ha interesse a danneggiare la linea o utilizzarla per guadagni facili. Visto che dopo anni di promesse anche il Wi-Max s'è rivelata una bufala, l'alternativa è la connessione dati per cellulare. Così ho detto addio definitivamente al fisso per passare alle famose "chiavette" usb che si connettono al pc. La internet pen, nata per la mobilità, probabilmente soffre nel rimanere perennemente collegata al mio pesantissimo e decisamente immobile iMac da tavolo. Inoltre le tariffe sono molto più care e non esiste un vero piano "flat". Questo salto generazionale mi sembra un passo indietro, un ritorno ai vecchi tempi e alla prima connessione internet che avevo negli anni novanta.

Nota per i nativi digitali, che non hanno ricordo di tali tempi: all'epoca si pagava un caro abbonamento annuale alla rete, nonché la chiamata telefonica quando ci si collegava col vecchio modem. Eravamo tutti maestri nel lavorare "off line", scrivere email e consultare pagine scaricate in precedenza e poi spedire ed aggiornare una volta collegati. Anche la consultazione online era sincopata e velocissima, con un occhio al contatore che segnava il tempo di connessione.

Eccolo spuntare di nuovo il contatore, dopo anni di flat. Ed ecco le mie abitudini cambiare radicalmente. Programmi che scambiano continuamente dati, come chat service, Skype e le applicazioni di Google sono inservibili. Addio Google Docs, bentornato TextEdit. Addio YouTube e Facebook, troppo avidi di dati. Il centro della mia vita digitale è tornato sulla comunicazione asincrona (email al posto delle chat) e s'è spostato su applicazioni più leggere (Twitter invece che Facebook).
In Italia il futuro sembra sempre più il passato. E non mi stupirei se la Fiat, tra qualche anno, presentasse la nuova auto ultratecnologica ad impatto zero: il calesse.

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